🇪🇺Gigafactory, dati, talenti: pro e contro del piano AI europeo (mentre OpenAI vuole proporci la sua strategia) - #63
L’Europa ha finalmente un piano sull’intelligenza artificiale. Ma è all’altezza della sfida globale? Da OpenAI arrivano anche i consigli (non troppo disinteressati) per il nostro sviluppo tecnologico
🇪🇺 Con il lancio dell’AI Continent Action Plan, la Commissione europea alza l’asticella: supercomputer, data union, strategie di adozione industriale, formazione dei talenti e semplificazione normativa. Sulla carta, tutto ciò che serve per costruire un’AI “made in Europe”. Ma tra ambizioni e realtà il passo è lungo. In Superpost analizziamo punto per punto il piano europeo, tra promesse, contraddizioni e nodi ancora da sciogliere. Cosa funziona davvero? Dove servono correzioni di rotta? E quali leve vanno attivate subito per non perdere un’occasione storica?
📃Nella stessa settimana in cui l’Europa presenta la sua strategia sull’intelligenza artificiale, OpenAI arriva con un piano... per l’Europa. Sembra una coincidenza, ma è molto di più: un’operazione di soft power ben confezionata, con tanto di linguaggio europeista, promesse di inclusione e visioni condivise. Il messaggio è chiaro: “Costruiamo insieme l’AI in Europa, per l’Europa, con i valori dell’Europa”. Ma da San Francisco. Dietro le buone intenzioni del nuovo EU Economic Blueprint di OpenAI, si nasconde un cortocircuito geopolitico: può davvero una Big Tech americana guidare la costruzione della sovranità digitale europea? In SuperPolicy troverai un’analisi lucida e provocatoria di ciò che si cela dietro il tono rassicurante del documento:
le omissioni strategiche, la retorica della collaborazione e il rischio concreto di delegare a terzi la nostra autonomia tecnologica. Perché, come ci insegna Virgilio, non tutti i doni arrivano senza secondi fini. E la posta in gioco non è un semplice piano industriale, ma il futuro digitale dell’Europa.
🖼️In SuperImages l’ultimo trend di creazioni immagini: i politici italiani come action figure!
☮️Infine in Supervideo una risposta alla domanda di Meloni: e se l’Europa fosse una grande comunità hippie?
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SuperPost
🇪🇺 Abbiamo la strategia europea su AI! La Commissione europea ha lanciato l’AI Continent Action Plan, un piano ambizioso che mira a trasformare il patrimonio industriale e scientifico del nostro continente in un motore di innovazione dell’intelligenza artificiale. Ma basterà a intaccare la leadership sino-americana? Cosa funziona davvero? E dove servono miglioramenti? Ecco un'analisi critica, punto per punto:
1. AI Gigafactories e supercomputing
13 AI Factories operative entro fine 2025, con 10 miliardi investiti dotate di oltre 100.000 chip AI. Le gigafactory europee promettono una potenza di calcolo all’altezza delle infrastrutture americane. Riusciremo davvero a conquistarci un'autonomia strategica? Il rischio è che restino lontane dai bisogni delle PMI e troppo dipendenti da chip non europei. La potenza è inutile se non viene distribuita.
2. Strategia Data Union
Sbloccare l'accesso a dati di qualità è essenziale per rendere operativa la “data economy” e creare un mercato unico dei dati. Se ben realizzata, può superare la storica frammentazione europea. Ma è un obiettivo che seguiamo da anni. L’Europa ha storicamente eccelso nella tutela dei dati (es. GDPR), ma ha avuto difficoltà a renderli accessibili per l’innovazione. I dati sono il petrolio del XXI secolo, ma da soli non fanno girare i motori.
3. Apply AI & GenAI4EU
Il tasso di adozione dell’AI in Europa è ancora basso (13,5% delle imprese): il piano riconosce il problema e propone una Apply AI Strategy per superarlo. L’integrazione dell’AI nei settori strategici (energia, manifattura, sanità, pubblica amministrazione) è fondamentale per evitare una “AI economy” fatta solo di ricerca e poco impatto reale. Iniziativa importante, ma dall’implementazione ancora troppo fumosa. Ci si appoggia troppo a strutture che, almeno in Italia, non stanno funzionando, come gli European Digital Innovation Hub. Molta attenzione sul programma GenAI4EU che, con quasi 700 milioni già stanziati, vuole collegare direttamente la ricerca sull’intelligenza artificiale generativa con applicazioni concrete nei settori produttivi e nella pubblica amministrazione. Ora resta da vedere l’esecuzione. Come diceva Calvino: “le strategie sono belle, ma sono i dettagli che fanno funzionare le cose”.
4. AI Skills Academy
L’iniziativa della AI Skills Academy e della Talent Pool mostra un cambio di paradigma: non solo formare, ma anche attrarre talenti da fuori e riportare cervelli in fuga. Una mossa cruciale, dato che l’Europa perde ogni anno ingegneri AI verso USA e UK, soprattutto in un momento delicato di respingimento dei talenti negli Stati Uniti di Trump. Senza intelligenze, la tecnologia è stupida.
5.AI Act Service Desk e semplificazione normativa
Il supporto all’applicazione dell’AI Act tramite un “Service Desk” è una misura pragmatica. Dopo anni in cui l’Europa è stata criticata per “overregulation”, si cerca qui un equilibrio tra fiducia, innovazione e chiarezza giuridica per le imprese. Semplificare è un’ottima idea per evitare che la regolazione diventi un alibi contro l’adozione tecnologica. “Una buona legge è quella che serve a fare il bene, non a impedire il fare", diceva Piero Calamandrei.
I punti negativi:
Ritardi nell’implementazione: molte delle iniziative annunciate (Gigafactories, Data Union, Apply AI Strategy) non sono ancora operative, e ci vorranno anni per vederne gli effetti. Mentre l’Europa pianifica, gli USA (con OpenAI, Anthropic, Meta) e la Cina già implementano. Il rischio è che l’Europa arrivi troppo tardi, come già accaduto per i semiconduttori.
Dipendenza da tecnologie non europee: il piano non affronta pienamente la dipendenza europea da chip e tecnologie americane (NVIDIA, Intel, AMD). Anche le Gigafactories useranno chip non europei: riusciranno ad ottenere quella che sta diventando una risorsa scarsa? Soprattutto in un periodo di “guerra” commerciale con l’America che, come ritorsione, potrebbe restringere l’accesso europeo ai chip. La sovranità digitale resta, per ora, un obiettivo più che una realtà.
Investimenti limitati rispetto a USA e Cina: le risorse previste sono ancora troppo modeste rispetto agli investimenti privati americani. Non solo tecnologia: bisogna sbloccare il mercato unico dei capitali e il mercato unico dei servizi e attrarre investimenti (anche europei) che oggi fuggono verso altri mercati più reattivi.
Manca un vero modello di “AI made in europe”: il piano si concentra molto su infrastrutture e formazione, ma non individua campioni industriali o modelli europei alternativi agli approcci USA-Cina (es. open-source, AI etica, AI per il bene comune, multilateralismo). Non c’è ancora un’idea chiarasu cosa possa essere l’AI europea. Senza una narrativa europea forte e differenziata, c’è il rischio di restare follower.
Come la maggior parte delle proposte di policy, la sfida sarà tutta nell’esecuzione:
🛠️Infrastrutture da costruire
🧑🏫 Talenti da trattenere
📂 Dati da liberare
🏛️ Governance da semplificare
Un piano ambizioso sulla carta, che però richiede coerenza politica, risorse adeguate e tempi rapidi per evitare di diventare l’ennesimo piano europeo incompiuto. L’esecuzione di questo piano dovrebbe essere una priorità di tutti gli Stati dell’Unione Europea, per recuperare competitività, per recuperare potere tecnologico, per rispondere alla crisi dei dazi, per garantirci un futuro. Come diceva Edison: “la strategia senza l’esecuzione è solo allucinazione”. E l’Europa oggi non può più permettersi di sognare ad occhi aperti.
SuperImages
🖼️Dopo l’ondata di immagini in stile ghibli, con tutto lo strascico di polemiche, adesso vediamo il nuovo trend: la trasformazione in action figure, giocattoli imbustati che andavano di moda negli anni ‘90. Si sono divertiti +Europa, realizzando il “pupazzetto” di Salvini, e poi i partiti “personali” Italia Viva e Azione che hanno pubblicato le action figure dei loro leader. Infine Atreju, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia ha realizzato la versione giocattolo di Giorgia Meloni e quella di Elly Schlein (ovviamente enfatizzandone le critiche).
SuperPolicy
📃Ironia della sorte, nella settimana della strategia europea sull’AI, OpenAI ha pubblicato il suo EU Economic Blueprint, un documento ben confezionato che delinea una strategia per “costruire l’AI in Europa, per l’Europa, con i valori dell’Europa”.
Si parla di dedicare
un miliardo per un fondo legato a progetti pilota
armonizzazione normativa
sviluppo infrastrutturale (aumentare la capacità computazionale del 300% entro il 2030)
formazione di massa (100 milioni di cittadini formati in IA)
un’agenzia pubblica per sviluppare applicazioni AI co-progettate con i giovani, attraverso attività partecipative in collaborazione con scuole e organizzazioni no profit.
E poi responsabilità sociale, tutela dei minori, trasparenza. Il tutto condito da una retorica europeista che farebbe invidia a Bruxelles.
Ma è qui che scatta la cortocircuitazione politica: OpenAI è un’azienda americana, con sede a San Francisco. Eppure, nel Blueprint si legge che:
“Il futuro dell’AI in Europa dipenderà dalla nostra capacità di garantire chip, energia, dati e talenti — infrastrutture critiche per la sovranità digitale del continente.”
È difficile non notare l’ironia. Si invoca la sovranità tecnologica europea con toni da manifesto federalista, ma si parte dal presupposto che questa sovranità possa (o debba?) essere abilitata da una Big Tech americana, che offre visione strategica, competenza tecnica, persino buone intenzioni.
Dietro la retorica europeista, OpenAI propone un modello di sviluppo che omette i principali attori europei (come Mistral), non affronta la fuga dei cervelli, né si propongono misure concrete per attrarre talenti globali, ignora le infrastrutture previste dal piano InvestAI della Commissione, e spinge per semplificare la regolazione, in chiave anti-AI Act, per ridurre il margine di incertezza normativa per le aziende statunitensi che vogliono operare (e dominare?) il mercato europeo.
Ovviamente le proposte sono condivisibili: ma il quadro complessivo è chiaro: non stiamo assistendo a un’offerta di supporto tecnico, bensì a un’offensiva di soft power.
Dietro la facciata della collaborazione, si gioca una partita geopolitica. Il rischio? Che un continente alla ricerca di una propria identità digitale — frammentato, lento, disallineato tra i suoi Stati membri — finisca per appaltare ad altri la propria governance tecnologica. E questo proprio nel momento in cui si parla di “AI Act”, “Digital Sovereignty”, “Strategic Autonomy”. La sovranità, però, non si affida in outsourcing.
🐎Virgilio nell’Eneide scriveva: “Timeo Danaos et dona ferentes” — Temo i Greci anche quando portano doni. Come il celebre cavallo di Troia, anche i doni digitali possono essere sofisticati, attraenti, ben confezionati — ma nascondere al loro interno logiche di dipendenza o controllo. Accettarli senza porre domande, senza un disegno proprio, significa confondere l’aiuto con l’influenza, la partnership con la subordinazione.
Se OpenAI vuole davvero aiutare l’Europa – e non solo conquistare nuovi mercati sotto la bandiera della cooperazione – c’è un modo molto semplice per dimostrarlo: passare dai documenti alle azioni concrete come:
investire davvero nell’ecosistema europeo, sostenendo startup locali, centri di ricerca pubblici
finanziare giovani ricercatori con borse di studio autonome
contribuire alla coesione territoriale, portando l’AI anche nei distretti meno centrali, nelle comunità periferiche, dove spesso il digitale arriva tardi o non arriva affatto.
accettare di muoversi dentro le regole europee, senza provare a riscriverle
donare parte dei dataset utilizzati per l’addestramento dei modelli a data commons europei, accessibili a università e laboratori pubblici, anziché proteggerle con licenze esclusive e accordi opachi.
Insomma, se OpenAI crede davvero nei valori europei, può dimostrarlo con gesti concreti, visibili, e soprattutto utili all’Europa.
Perché la collaborazione si costruisce. La fiducia si guadagna. E il potere tecnologico non si delega. Si costruisce.
SuperVideo
☮️Anche Propaganda Live, il programma di Diego Bianchi, utilizza l’intelligenza artificiale per fare satira. Ecco il video realizzato a seguito delle parole rivolte dalla Meloni al congresso di Azione nei confronti della Schlein: "Vuole trasformare l'Europa in una comunità hippie?". Magari…
🦸♀️Anche il numero #63 è finito!
🫵Ricordatevi che Superpoteri è un esperimento collettivo, utile per generare dibattiti, riflessioni, proposte sulle tecnologie e il loro impatto. Nessuno si deve sentire escluso.
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🦸Grazie e ci vediamo settimana prossima! Sapere Aude!