🖼️“L’arte è morta, ragazzi. È finita, l’intelligenza artificiale ha vinto”-#62
Così disse Jason Allen, dopo aver vinto (furbescamente) un concorso per immagini usando l'IA: dopo l'ondata di immagini in stile Ghibli è ritornato prepotente il dibattito su come cambia l'arte
🖼️C’è un momento in cui, guardando un’immagine generata da IA, qualcosa dentro di noi si ferma. Forse per lo stupore, forse per il dubbio. Negli ultimi giorni, l’intelligenza artificiale ha iniziato a “ghiblificare” tutto: trailer, volti, ricordi. Lo stile unico di Miyazaki — la poesia dei dettagli, il respiro dei silenzi — è finito dentro un algoritmo. E i social sono esplosi: tra entusiasmo, imitazioni, accuse e riflessioni sul futuro della creatività. Siamo ancora in grado di distinguere l’emozione autentica dalla sua perfetta simulazione? Su SuperPost non si parla solo di arte, ma della nostra capacità di vedere, scegliere e riconoscere cosa ha valore. In un mondo che sforna immagini, testi e musica con un prompt, la domanda è una sola: sappiamo ancora riconoscere la bellezza? Sappiamo distinguere tra creazione e simulazione?
📽️In SuperVideo continua la riflessione su IA e arte e sul riconoscimento del dolore, mentre in SuperImages una sfida per capire se riconoscete le immagini fatte artificialmente. Immancabili le SuperNews con le novità su modelli che passano il test di Turing, gli investimenti miliardari degli Emirati Arabi negli USA e quanti utenti hanno provato il nuovo editor fi immagini di Chat-GPT.
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🖼️“L’arte è morta, ragazzi. È finita, l’intelligenza artificiale ha vinto”. A pronunciarla è stato Jason Allen, che ha vinto (barando utilizzando l’IA) un concorso d’arte negli Stati Uniti con Théâtre D’Opéra Spatial, un’immagine suggestiva creata con Midjourney. Un’opera onirica, fiabesca, con tinte da fantascienza decadente. Bella? Forse. Ma emozionante perché potente o solo perché efficace? Perché generata da un uomo... o da una macchina?
A ogni balzo in avanti dell’intelligenza artificiale generativa arriva immancabilmente l’ondata di entusiasmo e le inevitabili imitazioni. Così, lo stile inconfondibile di Hayao Miyazaki, genio dell’animazione, venerato come un dio, viene risucchiato nei feed social, riprodotto da algoritmi che generano immagini a richiesta, evocando lo spirito dello Studio Ghibli, la casa di produzione del maestro. Ma evocare non è creare.
Chi ha davvero visto film come La città incantata sa che tra quell’universo poetico e le sue imitazioni c’è un abisso incolmabile. Nei film Ghibli, ogni dettaglio vibra: le crepe nel legno, la luce tra le foglie, gli sguardi carichi di silenzi. Le immagini generate dall’IA, invece, sembrano vuote, piatte, senza anima. Guardate ad esempio questo interessante esempio di “ghiblificazione” del trailer del Signore degli Anelli.
Bello, fantastico, ma se si mette pausa in un momento a caso non si vede la cura dei dettagli che ci potrebbe mettere davvero Miyazaki in una sua creazione.
Ma la discussione si è presto caricata di toni morali: “Come osate rubare l’anima dello Studio Ghibli?”. Sui social si sono moltiplicati i post di chi accusa di ignoranza chiunque abbia voluto divertirsi trasformandosi in un personaggio animato. Ma è bene ricordare che, secondo la legge giapponese, è lecito addestrare intelligenze artificiali utilizzando materiale protetto da copyright, anche se l’azienda che ne fa uso ha sede altrove. Inoltre, in tutto questo, c’è stata un’esposizione mediatica senza precedenti: il termine “Studio Ghibli” è stato cercato su Google oltre trenta volte più rispetto a quando, nel marzo 2024, Miyazaki vinse l’Oscar.
Il punto non è demonizzare la tecnologia. L’IA può diventare uno strumento potente nelle mani di chi ha visione, cura, intenzione. Ma è proprio qui che si gioca la partita: senza attenzione, l’arte si appiattisce in un esercizio superficiale, in un copia-incolla sofisticato che rischia di confondere l’imitazione con la creazione.
La verità è che questi strumenti non creano ex novo. Mescolano, remixano, riassemblano. Fanno pastiche, proprio come certi autori facevano deliberatamente (come ad esempio Leopardi, Marcel Proust, Frank Zappa) , ma in modo automatico e impersonale. Basta un prompt, parole ben scelte, ed ecco servito un “capolavoro” in pochi secondi.
Ma che succede se ci abituiamo a contenuti così? Se ci lasciamo affascinare da immagini che sembrano arte ma non lo sono davvero? Rischiamo qualcosa di profondo: di perdere l’allenamento dello sguardo, la capacità di riconoscere la bellezza autentica. Di smettere di distinguere tra creazione e simulazione.
Questo non riguarda solo l’arte, ma la cultura in senso più ampio. Perché anche nei luoghi più insospettabili — nella scuola, nella medicina, nelle politiche pubbliche — l’intelligenza artificiale sta iniziando a ridefinire ruoli e processi. Nel Regno Unito, ad esempio, il governo la sta testando per alleggerire il carico degli insegnanti o aiutare i medici a risparmiare tempo. Sono sviluppi promettenti, certo, ma per non farci travolgere serve lucidità: l’IA è uno strumento, non un oracolo.
E serve educazione. Non solo quella fatta di “competenze digitali”, ma quella che insegna a osservare, interpretare, pensare. A riconoscere il valore dietro le forme. E c’è la consapevolezza che i profitti generati da questi strumenti finiranno nelle mani di pochi; che editori, committenti, e datori di lavoro potrebbero usarli come pretesto per ridurre costi, licenziare, svalutare competenze. Perché la vera difesa dall’abuso dell’IA non è la paura del futuro, ma la conoscenza del presente.
Sì, l’intelligenza artificiale può generare immagini che sembrano quadri, testi che sembrano racconti, musiche che sembrano melodie. Ma l’arte — quella vera — non è ciò che sembra, è ciò che ci muove. E questo, almeno per ora, non lo si può generare in serie.
SuperVideo
📽️Si può programmare il dolore? Nel dibattito tra intelligenza artificiale e artisti sono incappato in questa bella riflessione con video di iraniworks. Ecco quello che scrive:
Lo so, l’arte generata dall’intelligenza artificiale è veloce, brillante, perfetta.
Ma diciamoci la verità: una macchina non può ricordare cosa si prova a perdere qualcuno.
Non conosce il dolore di un cuore spezzato.
Non ha mai guardato una tela vuota, in silenzio, lottando contro i propri pensieri.Crea, sì. Ma non sente.
Non è un attacco all’IA. È un promemoria:
la vera magia dell’arte nasce dalle cicatrici, dalle storie, dall’anima.
E questo… non lo puoi programmare.Forse — e dico forse — è proprio questo che rende il tocco umano ancora invincibile.
Tu da che parte stai?
SuperImages
🎨Sapresti riconoscere un’immagine fatta con l’IA da una realizzata “umanamente?

Un canale Substack ha creato questo test, che si può fare qui, per poi pubblicare i risultati e le “soluzioni”:
Devo ammettere che qualche errore l’ho fatto!
SuperNews
💰[IA e investimenti] Gli Emirati Arabi Uniti si sono impegnati a investire 1,4 trilioni di dollari nei prossimi dieci anni in intelligenza artificiale, semiconduttori, energia e manifattura negli Stati Uniti. L'annuncio segue la visita a Washington del consigliere per la sicurezza nazionale Sheikh Tahnoon bin Zayed, che ha incontrato il presidente Trump e leader del settore tecnologico e finanziario.
🖼️[IA e Immagini] OpenAI ha registrato un’impennata record di iscrizioni a ChatGPT: secondo il CEO Sam Altman, il servizio ha guadagnato un milione di nuovi utenti in un’ora, definendo la richiesta per la nuova funzione di generazione di immagini come “biblica”, rispetto al milione di utenti ottenuto in 5 giorni quando venne lanciato nell’autunno 2022. Inoltre, in un tweet il COO di Open AI, Brad Lightcap, ha dichiarato che 130 mln di utenti hanno generto più di 700mln di immagini in soli due giorni.
🤖[IA e Turing] In un nuovo studio di ricercatori dell’università di San Diego hanno dimostrato che in una versione del test di Turing, in cui i partecipanti chattano con un umano e un'IA contemporaneamente e poi valutano chi è chi, il modello GPT-4.5 di OpenAI è stato ritenuto umano il 73 percento delle volte in cui è stato istruito ad adottare una persona. Ciò è significativamente più alto di una probabilità casuale del 50 percento, il che suggerisce che il test di Turing è stato clamorosamente battuto, e ChatGPT 4.5 è stato persino giudicato umano significativamente più spesso degli umani veri!
🦸♀️Anche il numero #62 è finito!
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