🏢Perché lo Stato non funziona come una app? Migliorare i servizi pubblici non è (solo) un problema tecnologico - #65
In un mondo dove ordiniamo una pizza con un clic, è legittimo chiederci: perché non possiamo rinnovare un passaporto con la stessa facilità? L'uso della tecnologia nella democrazia è più complesso
⛪Habemus Papam! Sembra che la scelta del nome da Pontefice sia legata a questioni tecnologiche. Infatti, secondo Repubblica, Prevost ha scelto il nome di Leone XIV perché ai tempi del suo predecessore, Leone XIII, era in corso una rivoluzione industriale, che ha sconvolto il mondo del lavoro come lo sta facendo la rivoluzione digitale, con una forte diminuzione di manodopera. Vedremo se sarà attento come Papa Francesco agli sviluppi etici della tecnologia.
🏢 Nel dopoguerra, i Comuni italiani hanno costruito mattone dopo mattone lo Stato sociale. Oggi devono affrontare sfide nuove: popolazione che invecchia, crisi abitativa, servizi sotto pressione. Eppure, le soluzioni non possono più basarsi solo su risorse fisiche o nuovi uffici. Serve un cambio di paradigma: intelligenza artificiale per smaltire richieste, chatbot che parlano con i cittadini, piattaforme per progettare meglio le città. Ne abbiamo parlato a Tirana, in un confronto internazionale sul futuro dei servizi pubblici. E da lì nasce una riflessione che va oltre l’intelligenza artificiale: una pubblica amministrazione efficiente è una questione democratica, non solo tecnologica. L’obiettivo finale non deve essere solo un’applicazione ben disegnata, ma un aumento della fiducia nelle istituzioni. Leggi SuperPost per capire come possiamo ripensare i servizi pubblici italiani, a partire da visione, persone e scelte coraggiose.
📽️E poi in SuperVideo un bellissimo corto sci-fi realizzato solo con strumenti di IA generativa, mentre in SuperProphecy, Demis Hassabis, CEO di Deepmind, profetizza la possibilità di curare tutte le malattie entro dieci anni.
🦸🏻♀️Infine le SuperNews, con una nuova candidata virtuale a Taranto, la legislazione “artificiale” degli Emirati Arabi e le nuove sisposizioni di controllo del potere tecnologico di Trump.
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SuperPost
🦸♂️Nel secondo dopoguerra, i Comuni italiani furono il motore della ricostruzione. Case popolari, reti fognarie, asili nido: è a livello locale che si costruirono le basi del nostro Stato sociale. Oggi, i contesti sono cambiati, ma le sfide non sono meno complesse: l’invecchiamento della popolazione, la crisi abitativa, la crescente pressione sui servizi socio-sanitari impongono nuove risposte. Aumentano i bisogni, diminuiscono le risorse.
🎙️Se ne è parlato qualche settimana fa a Tirana nel panel internazionale “Empowering AI in Digital Public Services in Albania”, organizzato dal Tony Blair Institute for Change e moderato da Simon Carl O'Meally della Banca Mondiale. Parlandone insieme a speaker di tutto il mondo abbiamo capito che alla fine i problemi sono gli stessi e che per realizzare servizi più efficienti non possiamo prescindere da quello che la tecnologia ci offre: l’intelligenza artificiale può diventare un’infrastruttura strategica per il settore pubblico, a condizione che governi e istituzioni sappiano guidarne l’adozione con visione, investimenti e progettualità concrete.
Le potenzialità concrete dell’AI
L’IA non è una bacchetta magica, ma offre strumenti reali per migliorare la qualità dei servizi. Durante la pandemia, ad esempio, l’INPS ha usato sistemi intelligenti per smaltire oltre un milione di richieste in tempi rapidi, semplificando l’accesso alle prestazioni e alleggerendo il carico sul personale.
All’Agenzia delle Entrate, l’IA viene impiegata per individuare comportamenti fiscali anomali, analizzando grandi volumi di dati in modo preciso e nel rispetto della privacy. Il risultato? Solo nel 2024 sono stati recuperati 33,4 miliardi di euro, grazie anche all’efficienza degli strumenti digitali e dell’intelligenza artificiale. Vuol dire molte più risorse liberate per lo Stato e quindi più servizi.
Anche il Parlamento italiano ha avviato una trasformazione digitale: sistemi di riconoscimento vocale trascrivono in tempo reale le sedute, chatbot informano i cittadini, e strumenti di analisi assistono i deputati nel lavoro legislativo. È l’inizio di una macchina pubblica più trasparente, accessibile e reattiva.
Ma i cittadini chiedono davvero l’intelligenza artificiale?
No. Chiedono servizi pubblici migliori. Meno attese, meno burocrazia, più semplicità. Viviamo in un mondo dove con un clic ordiniamo una cena, paghiamo una bolletta o scarichiamo un certificato. È naturale confrontare questa immediatezza con l’esperienza – spesso frustrante – che si ha con lo Stato.
Perché i servizi pubblici sembrano così indietro? Perché devono gestire una complessità strutturale insostituibile: garantire trasparenza, equità, sicurezza, inclusione, responsabilità. Non si tratta solo di offrire un servizio, ma di garantire diritti. E nessuno deve essere lasciato indietro.
Il nodo cruciale: le competenze
Tuttavia, la tecnologia da sola non basta. In Italia, quasi la metà dei dipendenti pubblici non ha competenze digitali di base, e solo il 7% sa indicare con precisione cos’è l’intelligenza artificiale. Il vero investimento deve essere nelle persone: formare chi lavora nella PA, attrarre nuovi talenti, rendere le competenze digitali accessibili. Senza questo passaggio, l’AI rimane un’etichetta vuota.
Anche per i lavoratori pubblici, l’IA può fare la differenza: non essere trattati come robot e automatizzare i compiti ripetitivi, ridurre la pressione e liberare tempo per attività a maggiore valore sociale.
Progettare servizi pubblici non è una questione estetica. È una questione democratica
A differenza dei servizi privati, non si può “cambiare fornitore” se il servizio pubblico non funziona. Questa mancanza di alternativa alimenta la frustrazione e mina la fiducia nelle istituzioni – un trend già in atto e che non possiamo permetterci di accelerare.
Per questo, l’adozione dell’AI nella pubblica amministrazione deve essere progettata con cura, da team multidisciplinari composti da tecnologi, designer, giuristi, esperti di etica e funzionari pubblici. Perché offrire buoni servizi pubblici – e buone leggi – è uno sport di squadra. Esattamente come la democrazia. Serve un approccio integrato, che tenga insieme efficienza e giustizia, velocità e diritti.
Una proposta operativa: il DAIS
Il Tony Blair Institute, nel policy paper sul tema, propone una nuova visione per l’innovazione nei servizi pubblici locali, fondata su un’idea ambiziosa: creare una struttura dedicata, chiamata Devolved AI Service (DAIS), pensata per aiutare i governi locali a innovare in modo rapido, sostenibile e con risorse contenute.
DAIS non sarebbe un semplice centro di competenza, ma una vera e propria piattaforma cooperativa, di proprietà dei comuni che ne vogliono far parte, in grado di offrire governance strategica, costruire strumenti e servizi basati sull’intelligenza artificiale, potenziare l’infrastruttura tecnologica e rafforzare le competenze delle amministrazioni locali. Il progetto partirebbe grazie a un primo finanziamento pubblico ma l’obiettivo è che DAIS diventi presto autosufficiente, sostenuto da un modello in abbonamento. E nel lungo periodo, potrà persino generare entrate, offrendo accesso a strumenti e servizi a livello internazionale.
Ma in cosa si concretizza tutto questo? Le prime autorità locali che aderiranno al progetto fungeranno da laboratori di sperimentazione, avviando tre programmi pilota di grande impatto:
L’introduzione di “colleghi digitali” nei servizi ad alto volume e costo, come l’assistenza sociale. Qui l’AI potrebbe, per esempio, aiutare gli assistenti sociali a gestire le pratiche arretrate, riducendo i tempi di attesa e liberando tempo per il lavoro di cura.
La sperimentazione di un Assistente Locale di Navigazione (LNA), una sorta di guida digitale per i cittadini, in grado di fornire informazioni sui servizi, aggiornamenti sulle richieste e – in alcuni casi – anche pre-approvazioni. Questo ridurrebbe i contatti inutili con gli uffici e migliorerebbe l’efficienza, facendo guadagnare agli operatori oltre un giorno di lavoro a settimana.
La creazione di una piattaforma per la pianificazione urbana, dotata di strumenti di supporto alle decisioni e di un assistente AI per semplificare i processi di approvazione urbanistica.
Non basta la tecnologia
In attesa di vedere la sperimentazione di nuove soluzioni, abbiamo compreso che investire nell’IA per i servizi pubblici non è solo un passo tecnologico. È una scelta politica, sociale e culturale. Perché un Paese che funziona si misura anche – e soprattutto – dalla qualità dei suoi servizi pubblici. E se oggi possiamo ordinare una pizza con un clic, è legittimo chiederci: perché non possiamo rinnovare un passaporto con la stessa facilità?
I cittadini non vogliono “più IA”. Vogliono meno code, meno moduli, meno tempo perso. Se l’intelligenza artificiale può aiutarci a ottenere questo, allora è uno strumento che vale la pena adottare. Ma dietro ogni algoritmo deve esserci una persona: che decide, che controlla, che risponde. Perché la tecnologia può semplificare tutto, ma non può sostituire la fiducia, alla base di ogni comunità democratica.
SuperVideo
📽️Non si riesce a stare dietro agli avanzamenti ella generazione video artificiale: un piccolo team di produzione ha creato un corto sci-fi eccezionale, utilizzando solo gli strumenti di generazione artificiale (specialmente Luma Labs per i video e ElevenLabs per l’audio). Questo corto ha richiesto 2 mesi e mezzo per essere realizzato, ma sono sicuro che il tempo dall’idea alla realizzazione si ridurrà sempre di più. Godetevi questa perla:
SuperNews
🦸🏻♀️[IA & Elezioni] Anna Luce D’Amico è un progetto innovativo che unisce il marketing politico tradizionale a una piattaforma civica sperimentale. Si tratta di una candidata virtuale alle prossime elezioni comunali di Taranto, alimentata dall’intelligenza artificiale e costruita a partire dalle risposte fornite da 600 cittadini a un questionario. Obiettivo non è raccogliere voti né sostenere candidati reali, ma innalzare il livello del dibattito politico, stimolando una discussione pubblica sui temi cruciali per la città, superando logiche clientelari o personalistiche. Il personaggio – ispirato a Imma Tataranni – incarna una donna di 45-50 anni, nata in un quartiere popolare ma con una solida formazione, e rappresenta un esperimento di educazione civica e partecipazione politica, potenzialmente replicabile in altri contesti. speriamo possa avere successo
📜[IA & Legislazione] Gli Emirati Arabi Uniti intendono utilizzare l’intelligenza artificiale per redigere nuove leggi e rivedere quelle esistenti, in quello che rappresenta uno degli usi più ambiziosi al mondo di questa tecnologia nel campo normativo. Il progetto, definito “regolamentazione guidata dall’AI”, è supervisionato da un nuovo ufficio governativo, il Regulatory Intelligence Office. L’obiettivo è rendere il processo legislativo più rapido ed efficiente, con previsioni di un’accelerazione del 70% nei tempi di redazione. L’iniziativa si basa sulla creazione di una vasta banca dati di leggi e dati pubblici, che l’AI potrà analizzare per proporre aggiornamenti normativi. Il progetto si distingue da quelli di altri Paesi, che usano l’AI principalmente per attività di supporto, mentre gli EAU vogliono trasformarla in un co-legislatore. L’efficienza sopra la democrazia?
🌎[Chip & Geopolitica] L’amministrazione Trump si prepara a revocare la “AI Diffusion Rule” introdotta da Biden, che limitava l’esportazione di chip AI avanzati a decine di Paesi con un sistema multilaterale di licenze e controlli. La nuova strategia punta invece su accordi bilaterali diretti, a partire da Emirati Arabi e Arabia Saudita, e abbandona l’idea di un’unica architettura globale di regole condivise. Restano in vigore le sanzioni rafforzate contro la Cina. Secondo Washington, l’approccio Biden era troppo burocratico e rischiava di frenare l’innovazione americana. La mossa, accolta positivamente da aziende come Nvidia, segna un ritorno a una logica transazionale basata su scambi commerciali e concessioni geopolitiche, indebolendo il coordinamento occidentale su una questione strategica come l’export tecnologico.
Superprophecy
🧙♂️Il CEO di DeepMind, Demis Hassabis, ha predetto che entro 10 anni, grazie all’intelligenza artificiale, tutte le malattie verranno curate. Mossa di marketing che genera false aspettative o possibile realtà? Speriamo vivamente la seconda!
🦸♀️Anche il numero #65 è finito!
🫵Ricordatevi che Superpoteri è un esperimento collettivo, utile per generare dibattiti, riflessioni, proposte sulle tecnologie e il loro impatto. Nessuno si deve sentire escluso.
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