🤖 La Repubblica tecnologica di Trump e Musk: meno dipendenti, più codice; meno democrazia più militare - #59
Negli USA Musk taglia migliaia di funzionari pubblici che vengono sostituiti con app e chatbot. Un libro profetizza il prossimo passo: investire massicciamente su sicurezza e tecnologie militari
🪖Immaginate di svegliarvi in un mondo dove ogni decisione amministrativa – dalla pensione al rinnovo della patente – non viene più presa da un essere umano, ma da un algoritmo. Dove gli impiegati pubblici vengono sostituiti da algoritmi, e le scelte politiche sono guidate da software progettati da un’élite di miliardari della Silicon Valley. Un mondo in cui efficienza significa meno democrazia e più potere militare. Non è fantascienza, è il sogno della tecnodestra di Musk e Trump, illustrata nel nuovo libro di Karp e Zamiska, The Technological Republic. Il loro argomento centrale è un appello "chiaro e rinvigorente" affinché l'industria tecnologica, in particolare i "tech bros" della Silicon Valley, spostino la loro attenzione dall'approccio orientato al consumatore – esemplificato dal "perfezionamento della consegna a domicilio di alette di pollo fritte" – verso lo sviluppo di tecnologie, specialmente l'IA, per sviluppare grandi progetti “eroici” per la sicurezza nazionale e la supremazia occidentale. Cosa significa rimodellare la governance attraverso la tecnologia, dando priorità alla sicurezza nazionale e all'efficienza? Tutte le criticità in SuperPost.
📽️In SuperVideo un bel canale Instagram che fa comunicazione con l’uso di AI e in Superimages un esperimento di (speriamo) fantastoria: e se la Russia invadesse le capitali europee?
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SuperPost - La Repubblica dell’AI: meno dipendenti, più codice; meno democrazia più tecnologie militari
🤖Immaginate un futuro in cui un chatbot vi nega il rinnovo della patente perché un algoritmo ha deciso che siete un pericolo pubblico, in cui un’intelligenza artificiale assegna i fondi pubblici con la stessa opacità di una slot machine, dove si investe solo nel miglioramento del comparto bellico e in cui ogni decisione governativa è presa da un software progettato da un manipolo di miliardari convinti di essere i nuovi Platone. Non è fantascienza distopica, ma il sogno di Trump e dei suoi “tech bros”: utilizzare l’AI per trasformare la pubblica amministrazione in un meccanismo automatizzato, agile ed efficiente e investire molto in tecnologie di difesa: meno impiegati, più codici di programmazione, meno democrazia partecipata, più potere militare.
La sostituzione dell’impiegato pubblico con l’AI
🤖Ne vediamo un assaggio in questi giorni: il Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), ha avviato l’introduzione di sistemi di intelligenza artificiale capaci di “sostituire” migliaia di dipendenti pubblici. In particolare, all’interno della General Services Administration (GSA), un chatbot—originariamente pensato come semplice assistente virtuale—ha iniziato a occuparsi di analisi contrattuali e procedure burocratiche, riducendo di fatto la necessità di personale umano. Sempre il DOGE punta a eliminare sportelli e numeri telefonici dedicati ai pensionati per richiedere rimborsi o segnalare errori su pensioni, disabilità e assistenza sanitaria. L'obiettivo è forzare l’uso esclusivo di app e software, penalizzando milioni di anziani con scarsa familiarità tecnologica.
Al netto degli slogan che celebrano l’efficienza e la velocità, che potrebbero piacere a molti, i problemi emergono sin da subito: i chatbot presentano “allucinazioni”, ossia risposte false o fuorvianti; non esistono linee guida trasparenti per limitare bias e discriminazioni; e, soprattutto, non è chiaro fino a che punto sia etico demandare a un algoritmo questioni tanto rilevanti per la vita di milioni di persone, come la gestione dei fondi pubblici o la valutazione delle performance dei dipendenti statali.
The Technological Republic: riorientare il potere tecnologico verso la sicurezza
📔Per comprendere appieno l’ideologia che sorregge questa “sbornia” di automazione e dell’approccio “Ai-first”, basta sfogliare The Technological Republic, un libro uscito da poco e divenuto il manifesto della tecnodestra e delll’ala più “militarista” e interventista della Silicon Valley: un “nuovo patto” fra big tech e governo.
Gli autori, Alexander C. Karp (CEO e cofondatore di Palantir Technologies) e Nicholas W. Zamiska (responsabile degli affari societari nella stessa azienda), difendono senza mezzi termini la necessità che la tecnologia americana—intelligenza artificiale in primis—si metta al servizio della difesa nazionale e degli interessi geopolitici degli Stati Uniti.
Sostengono che, proprio come un Marine americano ha bisogno di un fucile migliore, la nazione ha bisogno di software migliore, implicando una necessaria partnership tra il settore tecnologico e il Pentagono. Il loro argomento centrale è un appello "chiaro e rinvigorente" affinché l'industria tecnologica, in particolare i "tech bros" della Silicon Valley, spostino la loro attenzione dall' "edonismo leggero" orientato al consumatore – esemplificato dal "perfezionamento della consegna a domicilio di alette di pollo fritte" – verso lo sviluppo di tecnologie, specialmente l'IA, per sviluppare grandi progetti “eroici” per la sicurezza nazionale e la supremazia occidentale. Nel libro criticano i colossi tech colpevoli di aver abbandonato contratti con il Pentagono, ad esempio Google che, nel 2018, si ritirò da una collaborazione con il Dipartimento della Difesa in seguito alle proteste dei dipendenti. A loro dire, questa “timidezza” mina la posizione di forza americana in un momento in cui l’intelligenza artificiale diventa cruciale anche sul piano bellico. Karp e Zamiska sostengono che le aziende tecnologiche, avendo beneficiato delle protezioni statali, delle istituzioni educative e dei mercati dei capitali, hanno un debito da ripagare e quindi devono sostenere la sicurezza nazionale.
La crescita di Palantir e Anduril: tecnologie al servizio della guerra
🪖Una visione che ovviamente avvanteggerebbe la loro azienda, Palantir, fondata nel 2003, con la missione di utilizzare i big data per affrontare il terrorismo e altre minacce, che ha sviluppato profondi legami con lo stato di sicurezza nazionale. Il lavoro di Palantir in aree come la previsione del posizionamento di bombe lungo le strade nelle zone di guerra e l'assistenza alle forze dell'ordine nell'analisi delle reti criminali sono presentati come esempi reali di come l'analisi dei dati possa guidare il processo decisionale strategico.
Questa visione tecnobellicista è rafforzata dalla nomina di Michael Obadal a sottosegretario dell’Esercito negli Stati Uniti, che ha un gigantesco conflitto d’interessi. Obadal è un ex ufficiale delle forze speciali ed ex direttore di Anduril, una società emergente nella tecnologia militare, specializzata in droni e sistemi d’arma autonomi. Anduril è collegata a Palantir, perché entrambe sono sotto la sfera da Peter Thiel, il vero ideologo dela tecnodestra, che ha l’obiettivo non tanto nascosto di creare un’élite politica e tecnologica che abbia la forza di ridefinire il conflitto militare: una visione che prevede la sostituzione dei sistemi tradizionali (come i caccia F-35) con armate di robot autonomi, gestiti da algoritmi avanzati, riducendo il ruolo umano nelle decisioni durante i conflitti, in forte contrasto con i grandi colossi dell’industria bellica tradizionale, come Lockheed Martin e Boeing.
I rischi della tecnoaggressività
💥Quella di Peter Thiel e del suo gruppo (fra i quali non scordiamo anche Elon Musk) è una visione che, sebbene “avveniristica”, rischia di trascurare le basi stesse della democrazia: la partecipazione, il bilanciamento dei poteri, la tutela della pluralità di voci. Un governo efficiente è certamente desiderabile, ma non a costo di svuotare i processi democratici e i principi di trasparenza, equità e responsabilità. Questa visione “tecnoaggressiva” porta molte criticità:
Concentrazione di potere – L’idea di un’alleanza inscindibile tra giganti tecnologici e forze armate rischia di creare un’enorme concentrazione di potere in poche mani, senza adeguati contrappesi democratici.
Deriva autoritaria – Se la giustificazione di tutto diventa la sicurezza nazionale, è facile scivolare verso pratiche di sorveglianza pervasiva e limitazione delle libertà civili. Il “fine” della difesa potrebbe giustificare quasi ogni mezzo.
Elitarismo antidemocratico – The Technological Republic idealizza una sorta di “aristocrazia del talento” (ingegneri e sviluppatori) che dovrebbe guidare il Paese. Ma chi decide i criteri per esserne parte? E che spazio resta al confronto politico? La filosofia sottostante del libro suggerisce una visione elitaria della governance, tracciando parallelismi con la Repubblica di Platone e le idee di Henri de Saint-Simon, fondatore del socialismo francese, dove un'élite meritocratica di individui tecnologicamente competenti guiderebbe la società. Ciò solleva interrogativi fondamentali sulla compatibilità di un tale modello con i moderni principi democratici. Chi decide chi appartiene a questa "aristocrazia del talento"?
Software come potere politico - L'entusiastico sostegno a una stretta collaborazione tra aziende tecnologiche come Palantir e istituzioni governative solleva interrogativi sulla separazione tra potere privato e pubblico. L'idea di "software come potere politico" suggerisce un futuro in cui pochi attori privati potrebbero esercitare un'influenza significativa sulle funzioni governative, potenzialmente portando a una concentrazione di controllo e a un indebolimento della responsabilità democratica.
Sostituzione del ruolo umano – La spinta a sostituire lavoratori pubblici con l’AI (vedi il caso GSA) solleva interrogativi su come verranno gestite competenze, responsabilità e, non meno importante, i diritti dei dipendenti.
La necessità di un’alternativa
📃La visione presentata in "The Technological Republic" e gli sforzi in corso per implementare l'IA nella pubblica amministrazione riflettono una potente ideologia che cerca di rimodellare la governance attraverso la tecnologia, dando priorità alla sicurezza nazionale e all'efficienza e portando a un'involontaria concentrazione di potere nelle mani di una nuova élite tecnocratica.
E così, mentre i nostri brillanti “tech bros” ci vendono il sogno di un governo “automatizzato” come il nirvana dell’efficienza, ci ritroviamo con un futuro in cui un bug informatico potrebbe decidere se avete diritto alla pensione o se il vostro mutuo verrà approvato. Ma non preoccupatevi: al posto di un impiegato statale svogliato, a rispondervi sarà un’interfaccia utente dal design minimalista e un chatbot che vi dirà “Spiacente, non posso aiutarla” con impeccabile cortesia algoritmica.
Ridurre la complessità amministrativa a un problema di “codice” non solo ignora le sfide umane, etiche e sociali che l’AI comporta, ma mette a rischio la libertà di tutti. Se la Silicon Valley intende davvero “crescere”—per usare le parole del libro—dovrebbe forse riscoprire un senso di responsabilità più ampio, che vada oltre il mito della produttività e dell’efficienza a ogni costo. Una visione alternativa alla tecnodestra che vuol sostituire l’uomo con il freddo algoritmo. Il punto non è se la tecnologia debba supportare la governance, ma chi controlla la tecnologia e a quale prezzo. Perché se il futuro dello Stato è scritto in codice, allora è meglio sperare che chi lo scrive abbia almeno letto la Costituzione, e non solo il manuale di Python.
SuperImages
Si parla molto di riarmo, preoccupati di un disinteresse americano nel proteggerci. Cosa rischiamo? Un’invasione della Russia? E se sfilassero i loro carri armati nelle nostre capitali? Ecco qualche scenario di fantastoria (anche se a Berlino i Russi sono arrivati davvero) :




Supervideo
Nel numero precedente si parlava della comunicazione politica tramite l’uso di strumenti di intelligenza artificiale. Lo studio creativo dietro l’account “Il Grande Flagello” è uno dei migliori in quanto a realizzazione di video satirici. Questo l’ultimo sulla ministra Santanché, ma vi consiglio di vedere tutto il canale:
🦸♀️Anche il numero #59 è finito!
🫵Ricordatevi che Superpoteri è un esperimento collettivo, utile per generare dibattiti, riflessioni, proposte sulle tecnologie e il loro impatto. Nessuno si deve sentire escluso.
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